venerdì 24 marzo 2023

La Dottrina Peronista (di Juan Domingo Peròn) - 2° parte

 


Sindacalismo argentino (1 maggio 1951)

Davanti alla situazione esistente su scala internazionale, il sindacalismo argentino ha anch’esso adottato la posizione del Giustizialismo, facendo del Giustizialismo la bandiera dei suoi ideali, ha lottato nell’ambito o nel caos internazionale dei problemi operai, difendendo esclusivamente e con onore gli interessi dei lavoratori.
L’organizzazione argentina non si & legata a nessuna delle due tendenze che lottano nel mondo per l'egemonia sul campo operaio. Davanti alle organizzazioni operaie comuniste che fungono da paravento allo sfruttamento dell’uomo da
parte dello Stato, e davanti alle organizzazioni capitaliste che fungono da paravento per lo sfruttamento dell'uomo da parte del denaro, L'organizzazione operaia argentina, in libero accordo con la lotta del governo argentino contro gli imperialismi, ha dichiarato di condannare entrambi i tipi di sfruttamento e innalza al loro posto la soluzione giustizialista. 

Contratti collettivi (1 maggio 1951)

Sul piano interno il sindacalismo ha ottenuto anche quest’anno numerosi successi, come risultato della nostra azione di governo che ha reso possibile la distribuzione giustizialista delle nuove ricchezze incorporate nel patrimonio del paese. Nel 1950 furono stipulati, per esempio, 243 contratti collettivi di lavoro che riguardavano 3 milioni di lavoratori. Nel 1950 vi sono stati meno conflitti operai che in qualsiasi altro periodo del mio governo; e i tribunali del lavoro hanno dovuto esaminare solo 23.000 vertenze operaie in confronto alle 29.000 del 1949; e dei casi iniziati, il 45% si è risolto tramite un accordo. Tutti questi clementi di analisi dimostrano che si sta già realizzando un altro obiettivo della nostra riforma sociale: la cooperazione tra il capitale e il lavoro comincia a sostituire progressivamente la lotta.

Italia e Argentina (29 ottobre 1951)

Nella repubblica Argentina un italiano non & stato, non è, né sarà mai uno straniero. La collettività italiana - cosi numerosa e cosi utile - cui noi esprimiamo la nostra gratitudine, ha creato un tale vincolo con tutti gli abitanti di questa terra,
che ormai un italiano arrivato dalla pill lontana zona dell’Italia & per noi un uomo comunemente riconosciuto, quasi un compatriota potremmo dire, nell'immensa eredita che ha lasciato l'Italia al mondo intero con la sua intelligenza, i suoi
sforzi e la dignità del suo lavoro [...].

La donna (30 novembre 1944)

Questa rivoluzione ha trovato nella donna argentina un’eco che ben pochi avvenimenti della nostra storia trovarono in lei. Questo fatto per noi è di buon auspicio, perché se l'uomo é razionalista, la donna possiede, al di 1a del razionalismo maschile, un’intuizione che & sempre superiore per quanto riguarda i risultati e tutti i successi che possiamo conseguire noi uomini. Per tale motivo rendo omaggio alle donne della mia patria, nelle quali noi uomini della rivoluzione abbiamo trovato un’eco che ci riempie di soddisfazione e di orgoglio.

Lo sport scuola di morale (28 giugno 1951)

Noi non crediamo che lo sport sia una cosa che debba essere praticata solo nei momenti liberi perché pensiamo che esso sia una parte integrante della personalità degli uomini. Non vi è una comunità al mondo, dal tempo dei greci, che abbia potuto costituire un popolo forte e sano senza praticare lo sport, senza riuscire a modellare la propria anima alla luce meravigliosa di questa scuola di morale che è lo sport.

Capitalismo (21 settembre 1944)

Il capitalismo è una forza d’agglomerazione fredda, internazionale, senza patria, né cuore. Esso è, in altre parole, agglutinamento di ciò che di spurio vi è nel denaro. Esso è anche l'accaparramento della ricchezza.

Produrre! (4 ottobre 1946)

Per ottenere la vittoria dobbiamo restare uniti e con lo sguardo rivolto verso lo splendido avvenire economico della Patria; dobbiamo restare fedeli all’indicazione del momento: produrre, produrre, produrre.

La nuova economia (27 giugno 1951)

Noi subordiniamo la produzione al consumo e non, come il regime capitalista, il consumo alla produzione. Questo è il Giustizialismo. Noi stiamo strutturando una nuova economia che mette in marcia un mondo diverso da quell’altro.

Operaio e impiegato (28 luglio 1944)

L’operaio non va mai a chiedere un aumento salariale per sé, ma per tutti quelli della sua categoria. L’uomo della classe media non va mai a chiedere per tutti quelli della sua categoria: va a chiedere solo per se stesso. E? questo che lo ha indebolito.

Nuclei (6 agosto 1951)

L’unica cosa-che vince sul numero è l'organizzazione. Per questo i piccoli nuclei dei grandi capitalisti organizzati tra loro vinsero sulla massa proletaria disorganizzata.

Politica per le masse popolari (25 luglio 1949)

[..] Noi miriamo a una politica di massa, delle masse popolari. Per noi & il popolo che decide; per noi è il popolo che governa per mezzo dei suoi rappresentanti. Ed è per il popolo, esclusivamente per il popolo che dobbiamo lavorare, perché a questo scopo siamo stati eletti o per questo scopo veniamo retribuiti nella nostra funzione.

Legge sindacale (8 giugno 1951)

Io, da cinque anni, lavoro febbrilmente a questo scopo. Abbiamo già un'organizzazione sindacale che probabilmente è la più completa ¢ la più perfetta del mondo. Ho cominciato col porre i sindacati all'interno dell’ordinamento legale. Prima essi funzionavano ai margini della legge: oggi sono istitu7ioni legali. 1’adozione dello statuto giuridico delle associazioni professionali, tramutato in legge dal Congresso, è l'esistenza stessa del sindacato, o la garanzia sindacale ola
garanzia collettiva dei lavoratori e ha dato ai sindacati una grande forza dal punto di vista legale. Ora i lavoratori devono farlo dal punto di vista reale, rafforzando queste organizzazioni.

Strutture capitalistiche (29 aprile 1952)

Non siamo un paese imperialista, ma nemmeno vogliamo entrare nella lista dei paesi satelliti. Desideriamo la salvezza della civiltà cristiana dell’occidente, ma sappiamo che il capitalismo non è cristiano né è civiltà; e se il mondo occidentale
vuole salvarsi respingendo con successo l'avanzata della dottrina comunista, non potrà farlo se non distruggendo in precedenza le strutture chiuse e soffocanti del capitalismo, sostituendo questi con una nuova dottrina, degna della nostra
cultura fondamentalmente umanista. Questa è la terza posizione della dottrina peronista che noi abbiamo realizzato nella nostra Patria.

Imperialismo e comunismo (27 luglio 1951)

Questa non ¢ soltanto una lotta di frontiere. E’ una lotta totale. Le frontiere, nella lotta moderna, conservano i propri confini e le proprie forme. Se è il capitalismo che attacca un paese, il suo interesse ¢ di dominare nel governo e nei centri
economici. Se l'aggressore è il comunismo, il suo interesse è di dominare tra il popolo. L’obiettivo finale ¢ lo stesso: sottomettere la nazione alla tutela e allo sfruttamento imperialisti. Ciò che noi mettiamo in gioco nella lotta è la nostra libertà e la nostra sovranità. Per questo voi, che da molto tempo state
rispondendo con chiara efficacia alla duplice forma di lotta cui ho accennato all'inizio, saprete apprezzare meglio di chiunque altro la vera situazione in cui si trova la difesa nazionale in questi momenti difficile per il mondo. Sappiamo che si sta tentando in tutti i modi di infiltrare tra il nostro popolo la discordia necessaria per renderlo inefficace nel momento decisivo. Nulla sfugge all’azione del nemico.

Infiltrazione comunista (21 agosto 1947)

Questo partito [comunista], ipotetico beneficiario della campagna contro il governo, ha adottato una tattica più abile, anche se ben nota: quella dell’infiltrazione in ambienti operai. Agisce come un lupo con la pelle di pecora. Dice di appoggiare molti provvedimenti del potere esecutivo, ma da indicazioni per il sabotaggio dell’azione sociale; stimola gli scioperi per attribuirsi il merito della loro soluzione; grida, quando gli sembra opportuno, «Viva Peròn!», e ciononostante cerca di mescolarsi tra le classi popolari per renderle anarchiche e riuscire a distoglierle dalla strada che hanno intrapreso; dice di aver rotto con "Unione democratica", ma al pari di questa, lotta contro la giustizia sociale del governo e contro l'indipendenza economica del paese; incita nelle campagne e nella fabbriche a diminuire la produzione, a far crescere i salari, a presentare petizioni contro l'insalubrità del lavoro; e tutto ciò con il proposito di arrivare a un punto in
cui il governo sia costretto ad opporsi agli eccessi e poter approfittare cosi dell’opportunità di scontrarsi con i lavoratori; e agisce per ordini dall’estero in una forma organizzata di sabotaggio.

Unita nazionale (16 agosto 1951)


Il futuro della Repubblica Argentina non ha nulla da temere se continuiamo a vivere all'interno della concezione giustizialista, poiché il popolo è soddisfatto non soltanto per i migliori salari, ma soprattutto per il rispetto della sua dignità. Eliminata in questo modo la lotta di classe, il paese marcia verso l'unità nazionale. E sarà questa che gli permetterà di affrontare serenamente qualsiasi avvenimento futuro.



 

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