lunedì 20 marzo 2023

1° maggio 1951 - Discorso di Juan Domingo Peròn per la festa dei lavoratori

 


Compañeros:
molti anni fa, a Chicago, in un 1° Maggio come questo, un gruppo di lavoratori veniva impiccato da una giustizia cieca per il solo fatto di reclamare più pane per i propri figli e giustizia per i propri fratelli.
Oggi il giustizialismo argentino rende omaggio al loro ricordo avendo qui distrutto lo sfruttamento capitalista e avendo instaurato la giustizia sociale per la quale morirono. In questo gioioso 1 Maggio saluto tutti gli uomini e le donne che con il proprio lavoro onesto stanno costruendo la felicità e la grandezza di questa patria.
Ringrazio la Provvidenza perché noi argentini possiamo, mediante il nostro giustizialismo, festeggiare in pace ed armonia il giorno dei lavoratori e faccio voto affinché questa pace ed armonia arrivi anche, mediante la giustizia, a tutti i lavoratori del mondo e in particolare a quelli che oggi soffrono lo sfruttamento del denaro e dello stato e che ricordano questa festa con i pugni tesi per l’impotenza dinnanzi all’ingiustizia e all’ignominia.
Come ho detto stamattina, il giustizialismo e il sindacalismo hanno trovato la strada verso i loro obiettivi comuni nella Repubblica Argentina, e lavorando strettamente uniti continuano ad essere indice della sua felicità e della sua grandezza.
Sono passati cinque anni del nostro governo e come il primo giorno, governo e lavoratori si sentono strettamente uniti e solidali. Questo si deve solamente al fatto che il governo giustizialista ha fatto, fa e farà sempre unicamente ciò che il popolo vuole e difenderà un solo interesse: quello del popolo. Il governo giustizialista ha anche fissato come dottrina alla politica internazionale questa premessa: nessuna decisione di politica internazionale che implichi una guerra fuori dal nostro territorio verrà presa senza previo consenso del popolo. Sappiamo che quando si prendono queste decisioni in difesa del paese bisogna affrontare l’ingiusta lotta degli interessi. L’impero capitalista l’ha già adottata, mediante il suo giornalismo internazionale in nome di una libertà che non pratica. La libertà, affinché sia libertà, deve essere quella che vuole il popolo, e non quella che vogliono imporci da fuori.
La lotta per la libertà, per noi, è quella che ci conduce alla giustizia sociale, all’indipendenza economica e alla sovranità politica. Noi argentini abbiamo il nostro regime di libertà costituzionale; ma che ne sarebbe di esso nell’ingiustizia sociale, nella schiavitù economica e nel vassallaggio politico? Tutto questo ci porterebbe quella libertà ben conosciuta dagli argentini: la libertà di morire di fame. Per questo, il racconto della libertà è fin troppo conosciuto perché noi possiamo ricaderci. E non differisce molto dai racconti del biglietto vincente o della macchina per fare soldi. Per questo, anche oggi 1 Maggio, voglio annunciarvi che il quotidiano “La Prensa”, espropriato per disposizione del Congresso Nazionale, sarà consegnato ai lavoratori nella forma da essi indicata.
Questo quotidiano, che per tanti anni ha sfruttato i lavoratori e i poveri, che è stato strumento raffinato di sfruttamento nazionale ed internazionale, che ha rappresentato il più crudo tradimento alla Patria, dovrà espiare le sue colpe mettendosi al servizio del popolo lavoratore per difendere le sue rivendicazioni e i suoi diritti sovrani.
Tutto questo, per decisione sovrana e libera del popolo argentino, a favore e in difesa della libertà che esso vuole in accordo con le leggi e con la costituzione che egli liberamente si è dato e mantiene, senza preoccuparsi se agli altri possa piacere o non il gesto libero e l’atteggiamento sovrano.
Saluto di nuovo la CGT e mi congratulo con essa e con tutti i sindacati argentini. Quest’anno 1950 dell’organizzazione sindacale sta seminando il paese di istituzioni operaie di bene pubblico che lavorano per la difesa del potere d’acquisto dei salari e della salute fisica e morale degli operai per l’elevazione culturale e sociale del popolo argentino. Queste istituzioni, già benemerite nel giustizialismo, saranno i pilastri inalterabili del futuro argentino, dove si affermano la produzione, la ricchezza, il benessere e la grandezza della patria.
Nulla potranno i politici detronizzati né i loro agitatori al soldo dei sindacati argentini. Sono carte fin troppo conosciute perché i lavoratori argentini sanno bene come questi hanno proceduto quando hanno fatto crollare il paese sommergendolo nello sfruttamento e nella vergogna. Le loro campagne di inganni e menzogne cadranno nel ridicolo e nel disprezzo degli operai argentini, che sanno quanto sono ignoranti, incapaci e venali, per averli subiti per anni e anni.
Intanto, ricordiamo che la difesa del giustizialismo è il motore portante della nostra lotta: all’esterno contro l’imperialismo e la reazione, all’interno contro il tradimento politico-oligarca. Ciascun buon argentino deve sentirsi depositario e guardiano della nostra giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità politica, ed essere pronto a morire per difenderla. Per questo è necessario restare vigili come in tempi di lotta, coi comandi scattanti e gli uomini in piedi, perché l’imperialismo capitalista non riposa mai nel suo compito di comprare le coscienze e pagare le volontà.
Le forze di sicurezza nazionale dovranno vigilare su ogni uomo per assicurare il compimento dei mandati della costituzione giustizialista. Il popolo farà di ciascuno dei suoi uomini un soldato cosciente e deciso. Il governo difenderà il giustizialismo con tutte le sue forze contro i nemici esterni o interni.
Compañeros: che sia questo 1 Maggio sintesi della lotta contro lo sfruttamento nel mondo, la festa della decisione argentina di lottare per il giustizialismo riparatore di ingiustizie. Che il nostro benessere e felicità attuali siano un anticipo promettente per i fratelli lavoratori che in tutto il mondo lottano contro la tirannia dello stato e del denaro.
Che la nostra bandiera giustizialista guidi milioni di liberati dalla miseria e dal dolore nelle braccia del popolo argentino per essere esempio per un mondo ingiusto dove gemono sotto la frusta dello sfruttamento milioni di esseri di un’umanità rattristata e decadente che lotta per la sua liberazione.
Non desidero terminare questo discorso senza prima ringraziare i lavoratori di tutto il paese per il loro sforzo generoso che ha permesso alla nostra patria di realizzare il suo piano ambizioso. Ringrazio anche questi bravi operai che con vanto giustizialista stanno realizzando il primato mondiale della produzione. Questo è possibile nella nuova Argentina Giustizialista, dove tutti lavoriamo per tutti e per la patria, e non per il capitalismo internazionale.
Infine ringrazio, come argentino e come lavoratore, la vostra unità e la vostra lealtà incrollabile. Oggi possiamo dire che noi lavoratori argentini siamo organizzati, uniti e pronti per lottare per i nostri diritti e per la nostra dignità e, per concludere, desidero che arrivi a tutti voi lavoratori argentini un grande abbraccio, con il quale vi saluto e vi stringo forte al cuore.
Juan Domingo Peròn

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