domenica 19 marzo 2023

1° maggio 1951 - Discorso di Evita Perón per la festa dei lavoratori

 


Miei cari descamisados,
in questo giorno tradizionale per i lavoratori argentini, in questo 1° Maggio meraviglioso i cui i lavoratori festeggiano il trionfo del popolo e di Perón sugli eterni nemici e traditori della Patria, io voglio parlare con la sola, con l’assoluta, con l’esclusiva rappresentanza dei descamisados.
Desidero parlare per Perón, per i lavoratori, per gli uomini e le donne del mondo che vogliono condividere con noi la gloria di un popolo che innalza la sua bandiera giusta, libera e sovrana sulla cima di tutti i pennoni della Patria.
Desidero che voi mi autorizziate, che mi diate il potere meraviglioso ed eterno di tutti i lavoratori, di tutte le donne, di tutti gli umili, in una parola, quello di tutti i descamisados.
Desidero che siate voi ad autorizzarmi; voi che qui, in questa vecchia piazza delle nostre glorie, rappresentate il popolo autentico che nel 1810, spingendo le porte del Consiglio gridando “vogliamo sapere di cosa si parla”, ha conquistato il proprio diritto di libertà e sovranità. Desidero che voi mi autorizziate affinché dica ciò che voi sentite; voi che, attraverso un secolo di oligarchia, di vessazioni, di sfruttamento, avete sofferto l’amarezza infinita di vedere la patria umiliata e sottomessa dai propri figli. No, quelli non erano i suoi figli. No, nelle loro vene non scorreva sangue di argentini; nelle loro vene scorreva sangue di traditori. Io voglio che voi mi autorizziate affinché dica con poche parole, con la mia scarsa eloquenza, ciò che voi sentite, ciò che voi volete che dica, in questa meravigliosa giornata dei lavoratori, al generale Perón e al popolo.
Voi potete parlare qua davanti, a testa alta, alla Patria e a Perón, perché voi avete visto in Perón l’ultima speranza della Patria e lo avete seguito così come solamente una bandiera si segue, disposti a morire per essa o a trionfare per la sua vittoria; voi avete il diritto di parlare di fronte alla Patria e con Perón, perché voi, come me, lo avete seguito stringendo i denti con rabbia e coraggio quando l’oligarchia senza patria né bandiera voleva lasciare anche noi senza patria né bandiera, privandoci del diritto di seguire Perón fino alla morte; voi potete parlare con Perón perché porterete sempre acceso nel cuore il fuoco delle torce che abbiamo preso coi quotidiani e le riviste per festeggiare la vittoria del 17 Ottobre del 1945; voi, solamente voi, potete dare alle mie parole il fuoco, la forza infinita che desidero avere, che vorrei avere per poter dire al nostro condottiero, per dire al mondo, per dire alla Patria, come i lavoratori lo seguono, e quanto vogliono bene a Perón.
Io non possiedo l’eloquenza, ma possiedo un cuore; un cuore peronista e descamisado che ha sofferto sin dall’inizio con il popolo e che non lo dimenticherà mai, per quanto avanti possa andare. Io non possiedo l’eloquenza, ma non c’è bisogno dell’eloquenza per dire al generale Perón che i lavoratori, la Confederazione Generale del Lavoro, le donne, gli anziani, i poveri e i bambini della Patria, non lo dimenticheranno mai, perché ci ha resi felici, ci ha resi degni, ci ha resi buoni, ci ha fatti amare gli uni con gli altri, perché ci ha fatto alzare la testa per guardare il cielo, perché ci ha tolto dal sangue, dall’odio e dall’amarezza, e ci ha infuso l’ardore della speranza, dell’amore e della vita.
Confederazione Generale del Lavoro e lavoratori, non abbiamo bisogno di eloquenza per dire a Perón che non lo dimenticheremo mai, perché ci ha resi degni e giusti, perché ci ha resi liberi e sovrani e perché quando la nostra bandiera passeggia per le strade dell’umanità, gli uomini del mondo si ricordano della Patria come di una fidanzata perduta che si è vestita di bianco e celeste per insegnargli il cammino della felicità. Compañeras e compañeros, questa mattina, quando il generale ha finito il suo messaggio di vittoria, ha detto che questo trionfo è della Patria e del popolo, è nostro, soltanto nostro. E ho pensato quello che avrete pensato anche voi; che se non fosse stato per Perón, staremmo come nei vecchi primi di Maggio dell’oligarchia, a piangere i nostri morti anziché festeggiare la vittoria.
Siamo d’accordo, mio generale, che il trionfo è della Patria e dei lavoratori, siamo d’accordo che i lavoratori e gli umili sono sempre rimasti in piedi ad abbracciare le giuste cause, per questo abbracciamo la causa di Perón. Ma che cosa ne sarebbe stato della Patria e dei lavoratori senza Perón? Per questo, ringraziamo Dio che ci ha concesso il privilegio di avere Perón, di conoscere Perón, di comprendere, amare e seguire Perón.

Io, la più umile collaboratrice del generale Perón, ma anche una delle più ferventi amiche degli umili e dei lavoratori, mi congratulo con gli umili, i descamisados e i lavoratori, e molto fervorosamente con la Confederazione Generale del Lavoro, per questa fede, per questa lealtà incrollabile a Perón. E se mi facessero scegliere una tra tutte le cose della terra, io sceglierei la grazia infinita di morire per la causa di Perón, cioè di morire per voi. Perché anch’io, come i compagni lavoratori, sono capace di morire e di finire la mia esistenza nell’ultimo momento di vita con il nostro grido di salvezza: la vita per Perón!

Evita Perón

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